La via dei canti

montereggioI canti popolari che festeggiano l’avvio della buona stagione sono diffusissimi in quella parte di regione di confine che è la Lunigiana Storica. Naturalmente la cultura valica i crinali ed amalgama tradizioni di paesi che, solo amministrativamente, sono separati: Garfagnana, Appennino Emiliano, Liguria orientale.

La tradizione è antica ma ancora viva essenzialmente in due grandi filoni: il Cantamaggio o maggio lirico e Il Maggio o maggio epico.

Il Maggio lirico è ancora ben radicato sui versanti che scendono dal monte Gottero: Montereggio, Cavanella di Vara, Rossano di Zeri e nella zona di Casola. Il canto del maggio è una tradizione popolare di origine antichissima, si dice importata dai Celti.

Dopo l’inverno passato a veglia intorno al fuoco, sboccia il desiderio di festeggiare il risveglio della natura e il culto degli alberi, si rinnova così la tradizione del Cantar Maggio. Il primo di maggio un gruppo di maggerini o maggianti con cappelli ornati di fiori e ramoscelli di ontano, girano, accompagnati dal suono di fisarmoniche, chitarre e violini, di casa in casa cantando stornelli beneaguranti e ricevendo in cambio vino, cibo e dolci.

Il Maggio Epico invece è una forma di teatro popolare ancora in uso a Montignoso, Antona e nella Garfagnana. I maggianti indossano costumi che rievocano l'epoca cavalleresca a cui si ispirano i testi più classici. Vengono cantati in radure o in piazze con i maggianti al centro di un cerchio formato dal pubblico .

maggio epicoOltre agli attori sono presenti un "suggeritore", un violinista, e spesso anche il mescitore, che distribuisce agli attori bicchieri di vino. Anche solo i titoli di alcuni dei più noti componimenti rendono bene l’idea dell’ epica e pathos trasmessi da queste rappresentazioni: La deportazione dei Liguri Apuani nel Sannio, I paladini di Francia, la Gerusalemme Liberata, Romolo e Remo, Pia Dei Tolomei ecc.

La diffusione transfrontaliera di questi spettacoli era anche dovuta all’emigrazione, alla pratica della transumanza e del lavoro ambulante. E, nei tempi più recenti, all’interesse di intellettuali locali affascinati dalla freschezza e vivacità delle rappresentazioni. Fra tutti spicca Enrico Pea, lui stesso appassionato scrittore e regista di Maggi tanto da coinvolgere il circolo di intellettuali a lui vicino: Puccini, Maccari, Soldati.

Eugenio Montale ne ha scritto: “I Maggi sono faville nel gran cielo della poesia popolare italiana”. E Guido Piovene dopo aver assistito ad un Maggio Epico : “Il Maggio è uno spettacolo che ha radici nelle province settentrionali toscane.. I costumi multicolori le corone di latta , gli elmi e le spade (ghiacché i drammi si svolgono sempre tra re, principi e cavalieri) sembrano tratti da un modesto deposito carnevalesco”.

Un'altra forma di canto, simile ed affascinante, ma ormai quasi scomparsa nella nostra zona, è quella del cantare, improvvisando, ottave con rime perfette su argomenti tirati a sorte. Questa forma di spettacolo musicale sussiste ed è ancora praticata nel “Chiama e rispondi” della Sardegna e nei “Contrasti” (gare di versi improvvisati) nella bassa Toscana. Si è spesso cimentato in questo recitativo anche l’attore David Riondino impegnato in gare con altri poeti improvvisati.

Una nota storica e divertente: Il pittore sassone Georg Martini, passando da Montignoso, incontrò un contadino poeta che lo sfidò a ritrarre un olivo: uno con il pennello e uno con la rima:

 

Essendo dunque all’apparir del sole

Il pittore e il poeta posti a duello

Un col pennello e un colle parole

Si sforza quanto sa di lodar quello

Tiene il poeta quel stil che puole

Mostra il pittore l’industria del pennello

Se l’arte del pennel la vista loda

Fa il poeta che il cieco ancor ne goda.1

 

Sempre nel solco di queste tradizioni canore si può annoverare la “Befanata” di Montignoso, erede diretta del “Canto della Peffana” che, come nel maggio lirico, consiste nel passare di casa in casa cantando “storie”, omaggiando gli abitanti e ottenendo doni. Anche a Marina di Carrara questa tradizione era vivissima fino agli anni ’70. Un gruppo di uomini, uno dei quali vestito da Befana, passava a cantare sulle soglie dei negozi e di casa in casa. Nei tempi passati ricevevamo doni in natura che venivano consumati durante un allegro pranzo conviviale. Negli ultimi anni raccoglievano offerte che poi devolvevano in beneficenza.