La “contemporaneità di Alberico”

Claudio Palandrani 

Ecco un tema sul quale sembra doveroso riflettere senza pregiudizi vincendo la distanza temporale segnata dai quattrocento anni dalla morte del Principe di Massa!

Non si tratta, ovviamente, di celebrare con un’operazione nostalgia, i fasti di un sistema istituzionale di governo che appartiene ormai alla storia, ma piuttosto indagare in cosa Alberico fu davvero innovatore e cosa, del suo pensiero e della sua iniziativa politica, urbanistica, ambientale e sociale, possa essere ancora oggi, come riteniamo che sia, oggetto di utile e bella considerazione ed esempio per i nostri giorni.

Se così è, allora, perché possiamo riconoscere e proclamare Alberico un nostro “contemporaneo”? Cosa, del suo Pensiero e della sua Opera, alla luce delle acquisizioni più recenti, può essere riconsiderato e attualizzato insegnandoci a sviluppare una visione del presente e del futuro che sia possibile reinterpretare per essere calata nel nostro tempo?

Trent’anni fa, con interessanti convegni storici, poi recepiti in importanti pubblicazioni, si parlava del “Tempo di Alberico” come ad una dimensione storica alla quale volgersi per tentare un primo sguardo d’insieme ad una fase delle vicende apuane, tutto sommato, ancora poco studiata in modo organico. I lavori prodotti in quelle occasioni erano collocabili all’interno di una storiografia che potremmo definire “classica”, nella quale gli strumenti essenziali della ricerca erano costituiti dai documenti ed i luoghi nei quali si sviluppava erano gli archivi storici.

Una decina d’anni dopo, con il nostro lavoro di approfondimento sugli aspetti filosofici, simbolici, ermetici, iconologici e antropologici dell’urbanistica massese tra Cinque e Seicento, si è avviato un processo di osservazione dell’“universo albericiano” completamente nuovo e diverso rispetto al passato, cambiando radicalmente il paradigma con cui la città di Massa era stata fino ad allora indagata e percepita negli studi storici e nella considerazione dei cittadini. 

Il luogo dell’indagine è divenuto la stessa città albericiana (o meglio ciò che ne rimane) e agli strumenti “classici” si sono aggiunti quelli dell’indagine simbolica e iconologica. 

A seguito del radicale mutamento del quadro conoscitivo prodotto dal diverso approccio al mondo urbanistico-filosofico (e anche storico), che a partire dai primi anni del corrente secolo ha interessato la genesi e la formazione della città albericiana, si è andata affermando una progressiva apertura di visione – particolarmente nei confronti del mondo “simbolico”, cosicché, nel corso di quest’anno, anche le scuole hanno “scoperto” questa ulteriore dimensione culturale e sono nate esperienze estremamente interessanti che si sono concretizzate con il docu-film Massa Segreta, curato dalla prof.ssa Rosaria Bonotti, che ha visto la collaborazione fattiva degli studenti del Liceo Classico Pellegrino Rossi di Massa. 

Rimuovere le superfetazioni che talora incrostano posizioni “culturali” consolidate e spostare il punto di osservazione dal quale si studia un fenomeno non ne cambia la realtà sostanziale ma consente di indagare, con prospettive nuove, aspetti di quel fenomeno fino ad allora non considerati o, per varie ragioni, elusi. 

I saggi accademici, per quanto eruditi e spesso autorevolmente condotti da studiosi qualificati - così come gli studi più amatoriali - non di rado anche importanti e mossi da entusiasmo certamente apprezzabile, frequentemente non vanno oltre le carte d’archivio, quasi che nell’indagine di queste possa esaurirsi la conoscenza del fenomeno studiato.