Vita e opere di Oreste Raggi

Di Oreste Raggi, importante personaggio vissuto nell’Ottocento, poco studiato e conosciuto solo parzialmente in alcuni ambiti di interesse locale (nella zona romano-laziale per i suoi lavori storico-etnografici sulla zona albana e tuscolana, nella zona apuana per alcuni sui saggi sulla scultura ottocentesca), mancava fino ad oggi un lavoro di ricerca che ne ponesse in rilievo, in modo esaustivo, gli aspetti biografici e bibliografici.

Il libro di Claudio Palandrani colma dunque una lacuna storiografica e restituisce a Oreste Raggi – seppure tardivamente - la dimensione che egli merita sulla scena di un Ottocento Italiano nell’ambito del quale si scopre essere stato uno dei maggiori protagonisti.

Personaggio erudito, scomodo, ostico, coerente fino all’ultimo, con una sua “visione” affatto incline ad essere contaminata dai diversi fermenti (sia letterari che artistici o politici), attraversa tutto il XIX secolo vivendo in presa diretta le vicende italiane, dal periodo napoleonico (nasce nella Milano del Regno d’Italia) a Roma capitale (1870), passando attraverso i principali mutamenti storici del nostro Paese, al quale dette un contributo di primo piano divenendo straordinario testimone di un tempo nel quale si realizza l’unità politica e sociale della Nazione Italiana.

Il libro, un’opera di oltre cinquecento pagine, è il risultato di cinque anni di lavoro e di ricerche che hanno permesso la ricostruzione completa della sua bibliografia, delle sue relazioni personali; del suo contributo allo svolgimento di vicende fondamentali della storia dell’Italia pre e post-unitaria.

Epico combattente di battaglie ideali, ne uscì spesso sconfitto. Non per mancanza di valore nelle cose che affermava, ma per la forza soverchiante degli antagonisti a cui egli, con coraggio, si opponeva ben sapendo che non avrebbe potuto prevalere. Emerge, dal libro di Claudio Palandrani, anche il lato umano di Raggi, un uomo spesso dolente per le molte ingiustizie subite a causa del suo atteggiamento intransigente e poco accomodante, ma anche apprezzato tra gli studiosi e dalle numerose accademie italiane che lo vollero loro membro.

Fin dalla giovinezza, trascorsa a Roma in stretto contatto con la cerchia di scultori carraresi che operavano sotto la guida del grande Pietro Tenerani, scrisse di cose d’arte. A lui si deve la biografia di Bartolomeo Pinelli, “er pittore de Trastevere” a cui era legato da sincera amicizia. Nei suoi saggi giovanili già si occupa di scultura e molti suoi lavori riguardano opere prodotte da giovani scultori di Carrara, temporaneamente a Roma per completare il pensionato presso la storica Accademia di San Luca.

La brillante carriera di avvocato viene drammaticamente interrotta dal suo arresto sotto l’accusa – poi dimostratasi non vera – di aver partecipato alle vicende rivoluzionarie della Repubblica Romana di Mazzini. L’espulsione da Roma fu l’inizio di un esilio che si protrasse tutta la vita. A Carrara, città dei suoi genitori e della sua famiglia, il duca di Modena non lo volle. Trovò accoglienza nel Piemonte sabaudo, dove – non potendo esercitare l’avvocatura - si dedicò all’insegnamento.

Come altri grandi letterati del tempo, pose tra le sue riflessioni il tema della lingua come argomento centrale di molti suoi lavori comprendendo come, proprio la lingua, fosse uno dei maggiori elementi di coesione e di costruzione della nuova identità nazionale. Si scagliò con veemenza contro la statua di Dante a Firenze (1865), non perché non la desiderasse profondamente, ma perché la voleva realizzata da un grande scultore e non da chi considerava solo un mediocre scalpellino.

I suoi burrascosi tratti caratteriali furono stigmatizzati dalla nipote Oresilla Biasci in questi termini lapidari: “..visse in discordia con tutti …”. Se ebbe un “caratteraccio”, fu probabilmente solo perché non si piegò mai alle mode del tempo e alle piaggerie necessarie per compiacere i potenti. Le sue battaglie contro la scultura verista, a favore della scultura classica, furono occasione di scontri memorabili sui giornali e sulle riviste del tempo. Le oltre centotrenta pubblicazioni di Raggi, documentate da Palandrani, testimoniano un impegno che si è protratto ininterrottamente per tutta la vita.

Il suo busto, scolpito da Ferdinando Pelliccia, figura tra quelli dei Carraresi illustri, presenti nell’Accademia di Belle Arti di Carrara.